L’allarme COVID-19 coinvolge anche gli uffici giudiziari di Napoli. E’ recente la notizia di quattro colleghi napoletani che risultano essere stati contagiati dal coronavirus. Uno di loro avrebbe contratto il virus durante una trasferta a Milano per poi diffonderlo nel suo studio. Sembra siano state contagiate anche due segretarie.
A seguito della notizia il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli, nell’adunanza del 2 marzo 2020, ha quindi proclamato l’astensione dalle udienze per i giorni 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10 e 11 marzo 2020.
Infatti come leggiamo nel verbale dell’adunanza pubblicato nel sito dell’Ordine di Napoli, <<nei giorni immediatamente precedenti, nell’inconsapevolezza del loro stato, i colleghi e le segretarie si sono regolarmente recati presso gli Uffici Giudiziari del Circondario di Napoli per espletare attività di udienza ed adempimenti di cancelleria, frequentando gli ambienti giudiziari (aule di udienza, cancellerie, ascensori, bagni, bar), entrando in contatto ed interloquendo con numerose decine di altre persone, esponendo un numero indeterminato di soggetti al rischio di contagio>>.
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli denuncia tra l’altro che <<le attuali condizioni igienico-sanitarie dei Palazzi di giustizia afferenti il Circondario del Tribunale di Napoli, pur dopo i riferiti interventi di igienizzazione e sanificazione, continuano ad essere inadeguate e non conformi alla normativa di settore, dovendosi evidenziare – tra le altre carenze – l’assenza di dispensatori di sapone e di liquidi igienizzanti>>.
Da frequentatore assiduo degli uffici giudiziari romani e del Lazio, devo purtroppo segnalare che anche nella mia regione i servizi igienici sono spesso fatiscenti ed inutilizzabili e che quasi sempre mancano il sapone e la carta. Lo stesso personale, pur potendo disporre di servizi riservati, deve spesso condividere un bagno con oltre 50 persone di media, con ogni ovvia conseguenza in ordine allo stato dell’igiene. Inoltre i corridoi di accesso ad alcune aule ed alle cancellerie risultano troppo spesso non idonei alla permanenza del numeroso pubblico di avvocati e delle parti, che sono quindi costretti a lunghe attese in condizioni di promiscuità e scarsa areazione.
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